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Newsletter del 25 Maggio 2009

L'appello delle Pmi: un taglio alla burocrazia

Franco Vergnano
MILANO
I numeri sono chiari. Negli ultimi cinque anni, otto nuovi posti di lavoro su dieci sono stati creati dalle Pmi. Eppure i "piccoli" risultano appesantiti dalla burocrazia (e questo vale soprattutto per il made in Italy). le grandi industrie spendono un euro l'anno per ogni addetto per adeguarsi alla "regulation". Ma una media impresa deve pagare ben quattro euro solo per mettersi in regola con carte e bolli, mentre la spesa può arrivare a dieci euro per uno "small business". Tutti gli economisti riconoscono che le Pmi sono la spina dorsale dell'economia europea: generano il 58% del giro d'affari e assorbono i due terzi degli occupati. Ma sono anche bistrattate
Spiega Marco Fortis, vicepresidente della Fondazione Edison: «L'elevato numero di microimprese che caratterizza il nostro sistema produttivo è stato spesso indicato come un elemento di debolezza».
In realtà, aggiunge l'economista (che ha appena pubblicato per le edizioni del «Mulino» il volume «La crisi mondiale e l'Italia»), la forte presenza di piccole e medie imprese rappresenta «soprattutto un fattore di flessibilità, oltre che un inesauribile serbatoio imprenditoriale e un pilastro dell'integrazione di filiera con le imprese più grandi. Si tratta di aspetti che consentono economie di specializzazione, maggiori capacità di adattamento e tenuta occupazionale, come stiamo appunto sperimentando in questa difficilissima crisi».
Una burocrazia pesante e l'elevata pressione fiscale sono i due elementi chiave che penalizzano le nostre Pmi nei confronti degli altri Paesi europei, denuncia Giuseppe Morandini, 50 anni, presidente Piccola industria di Confindustria: «Da noi, non c'è mai stata una politica fiscale che consentisse l'irrobustimento finanziario delle piccole imprese. Come si fa a capitalizzarsi con un prelievo fiscale del 73,3% sugli utili (dato 2009 Banca mondiale) il più alto in Europa? Inoltre l'Italia è maglia nera anche per i balzelli perversi della burocrazia. Più un'impresa è piccola e più sente il peso di questi costi che in Italia arrivano al 4,6% del Pil a fronte di una media Ue (a 25) del 3,5 per cento».
In tutti i Paesi che «ho visitato in questi mesi – afferma il ministro per lo Sviluppo economico, Claudio Scajola – il sistema italiano delle Pmi viene considerato un modello da imitare. I "piccoli" non sono realtà marginali e residuali, ma restano il nerbo del nostro sistema produttivo. E il Governo le sta sostenendo, ad esempio, con il Fondo di garanzia per il credito da 1,6 miliardi che è stato esteso anche all'artigianato e il cui ammontare per singola impresa è stato aumentato da 500mila a 1,5 milioni di euro. Per la prima settimana europea delle Pmi che si concluderà giovedì, il made in Italy ha organizzato circa 120 eventi. Siamo il Paese più vivace».
Francesco D'Aprile della P&d consulting di Bari, esperto per l'Italia del gruppo che ha elaborato il rapporto europeo «Think small first», ricorda la "best practice" di Madrid sulle aree sistema: «In Spagna hanno sperimentato un ottimo sistema per le start up delle Pmi nei distretti industriali. Mettendo in cordata le università, le banche, le società di private equity, i consulenti e le associazioni industriali fanno valutare da parti terze il progetto. Se questo ottiene il via libera, allora il private equity fornisce il capitale di rischio, gli istituti di credito finanziano il circolante e l'agenzia governativa mette a disposizione un fondo di garanzia. In tal modo lo Stato non spreca aiuti a fondo perduto e i quattrini stanziati fanno da moltiplicatore allo sviluppo».
Anche sul versante della burocrazia ci sono novità: «In un rapporto consegnato alla Ue – conclude D'Aprile – abbiamo sottolineato come sia ora di smetterla con le "eccezioni" per le Pmi. Nel senso che si fanno le norme per i grandi gruppi e poi si stabiliscono degli slittamenti temporali che consentano alle aziende minori di mettersi in regola. Ma, visti i numeri in gioco, bisogna fare il contrario: fissare le regole per le Pmi e poi renderle più rigorose per i colossi».
franco.vergnano@ilsole24ore.com
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